Curiosità
Carnevale è da sempre la festa dei bambini, ma coinvolge anche gli adulti. Anzi, si potrebbe dire che è un modo per i grandi di ritornare bambini, allegri e spensierati, approfittando di questi giorni per giustificare l’allegria e le stramberie che raggiungono i livelli massimi nella settimana di chiusura del Carnevale.
Le origini della festa sono religiose, infatti il Carnevale è collegato direttamente alla
Pasqua, che cade sempre la domenica dopo il primo plenilunio (luna piena) di
primavera.
Dalla Pasqua si sottraggono 6 settimane (di cui 5 sono di Quaresima) e la settimana precedente ad esse è quella in cui si festeggia il Carnevale.
Questa parola deriva forse dal latino medievale “carnem levare”, cioè “togliere la carne” dalla dieta, in osservanza al divieto cattolico di mangiare carne durante la Quaresima.
Protagoniste del Carnevale da sempre sono le Maschere classiche più conosciute.
Pare che la più antica fra queste sia Arlecchino, originario di Bergamo.
Nel secolo XVI da Venezia venne la maschera di Pantalone e da Napoli Pulcinella, seguiti dal Dottor Balanzone di Bologna.
Gli altri famosi personaggi del Carnevale italiano vengono da Torino (Gianduia), da Firenze (Stenterello), da Bergamo ancora (Brighella) e da Venezia il personaggio femminile più famoso che è Colombina.
Anche in molti Paesi del mondo il Carnevale è una festa che viene vissuta senza risparmio di energie.
LE MASCHERE ITALIANE DEL CARNEVALE Nato a Napoli, è di umore mutevole e pauroso. Ha un carattere poco affidabile e cerca di uscire dalla situazione in cui si è cacciato con ogni mezzo a disposizione. L’unico suo affanno è procurarsi il cibo, per il quale è disposto a raccontare bugie, rubare e farsi prendere a bastonate. Il suo ruolo spesso cambia: servo, capitano, vecchio, o falegname; qualsiasi sia il mestiere, il suo ideale di vita è il dolce far niente. Porta una camicia bianca con lunghe maniche che coprono le mani e un cinturone nero alla vita che mette in evidenza il pancione. I pantaloni sono molto ampi e morbidi. La sua maschera è nera con un grande naso aquilino. Pantalone è una delle più antiche maschere veneziane. Piange sempre miseria ed è alla costante ricerca dei ”bezzi”, come erano chiamati i soldi di quell’epoca. Pantalone è un mercante ricco, avaro e pedante. I suoi servi patiscono la fame, perché ha la strana abitudine di cacciarli proprio quando è il momento di mettersi a tavola. Sulla scena gironzola con le braccia dietro la schiena, infila ovunque il naso adunco senza smettere di chiacchierare. Indossa casacca, pantaloni e calze rosse (tipico colore del mercante veneziano). Il cappello è nero, soffice e senza tesa. Indossa una sopravveste nera, ampia con maniche molto larghe, delle ciabatte senza tacco, con punte rivolte verso l’alto, come si usa in Oriente. La sua maschera ha il naso a uncino e una barbetta. BALANZONE Balanzone rappresenta il simpatico dottore che usa un linguaggio apparentemente colto, ma in realtà insensato. Ha sempre la testa fra le nuvole, come stesse pensando a cose importantissime. E’ molto sensibile al fascino femminile, ma non è mai ricambiato. E’ burbero ma bonario, grande apprezzatore della succulenta cucina della sua città natale, Bologna. Indossa un abito nero, con polsini e gorgiera bianchi. Sulle spalle porta un’ampia toga. In testa porta un grande cappello nero con tesa larga rigirata. Tiene sotto braccio libri e manoscritti. La maschera che porta è nera e copre soltanto la fronte e il naso, quasi a sottolineare la sua grande intelligenza e cultura. Porta gli occhiali. Nasce nei quartieri ricchi di Bergamo. Il suo nome deriva dal verbo brigare, che definisce un comportamento dispettoso. Sulla scena è spesso in contrasto con Arlecchino ma si rivela però più furbo, pronto a beffare il padrone, solitamente impersonato da Pantalone. E’ molto abile nel suonare, ballare, cantare e indossa una casacca su ampi pantaloni decorati con nastri verdi. Ha una maschera a mezzo volto che può essere di colore verde oliva, bordeaux o nera. I fori per gli occhi sono ampi, per permettere di cogliere il suo sguardo malizioso. Nasce in uno dei quartieri più poveri di Bergamo ed è tra le maschere più conosciute. Rappresenta un servo in cerca di una vita migliore. E’ ingenuo e credulone e per non mettersi nei guai non esita a ingannare, tradire, raccontare bugie e fare dispetti. Poi si dispera e si consola con grande rapidità. Si trova sempre in mezzo ai guai mentre è alla ricerca disperata di cibo. I suoi movimenti rapidi, il modo di parlare cantando e il tono stridulo della voce divertono chi lo segue. Indossa pantaloni aderenti e giacca sfiancata con toppe multicolori. Porta, attaccati alla cintura, il “batocio” e la “scarsella”. Il “batocio” è un bastone a forma di spatola che veniva utilizzato dai bergamaschi per girare la polenta nel paiolo e per condurre le vacche al pascolo e che usa nelle zuffe. La “scarsella” è una piccola borsa dentro la quale tiene il pane, i soldi e la lettera del padrone da recapitare. In testa porta un cappello di feltro con un codino di coniglio in ricordo di un passato di cacciatore. In viso calza una maschera nera che non toglie mai. E’ la più conosciuta tra le ”servette”. Nata a Siena, sulla scena è spesso moglie o fidanzata di Arlecchino, ma anche se viene corteggiata dal padroncino o dai suoi amici, rimane fedele allo sposo o al fidanzato. Favorisce gli intrighi amorosi della sua padrona, raggirando il padre burbero e severo. Consegna bigliettini segreti e organizza incontri lontani da occhi indiscreti. Talvolta è bugiarda ma sempre a fin di bene. E’ civetta, intelligente, furba e chiacchierona. Veste un corpetto e un’ampia gonna a balze e ha un grembiulino provvisto di tasche in cui infilare i biglietti d‘amore. Sul capo porta una ”crestina”, il fazzolettino tipico delle cameriere, fermato da un nastro.
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